sergio937 |
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| I primi capitoli e una parte degli ultimi sono in modo visibile un pamphlet antisovietico. Troppo semplice riconoscere Stalin nel "grande fratello" dai folti baffi neri e Trotskj in Goldstein. La parte interessante del romanzo è in mezzo a questi due estremi, quando il narratore prende il sopravvento sul polemista e la vita del personaggio principale, Winston, viene narrata con una capacità introspettiva straordinaria. L'oppressione del regime viene descritta in modo sottile, prende forme non troppo lontane da quelle di tanti apparati comunque definiti democratici, con manipolazione della realtà, distrazione delle masse, alterazione dei dati... l'esasperazione del racconto fa purtroppo intravedere metodologie attenuate ma a noi note, specie nell'italico paese governato dalla televisione :-( Ma lasciando da parte queste considerazioni, è la psicologia di Winston il punto forte del romanzo. Odia il regime, ma più per i fastidi che ne subisce a livello personale che non per un generico ideale di libertà. Le piccole ambiguità del rapporto fra vita privata e contesto sociale vengono amplificate in modo esagerato tramite la struttura gerarchica immaginata da Orwell, ma certi aspetti, certi compromessi che condurrano poi all'acquiescenza del protagonista, non sono solo fantasociologia. Una lettura impegnativa, a tratti angosciante, per riflettere e non per svagarsi.
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