| Sigh sigh.....l'ho proprio finito e non mi pare vero. Mi sento come quando si torna da un viaggio tanto amato, sembra impossibile che non sia stato un sogno così come pare improbabile poter tornare alla realtà. E invece eccomi qua a tentare di render note le mie impressioni su questo libro bellissimo. Elogi al grande Tolstoj, capace di intrecciare un enorme puzzle attraversato da labirinti di sentimenti ora intensi, ora impercettibili; dove ogni figura esiste in funzione dell'altra e dove è impossibile tradurre un animo tralasciando gli altri. Bellissimi i molteplici generi umani analizzati, sommati ci forniscono un quadro completo dell'essere umano, pieno di pregi e difetti eppur vivo. Solo la rinuncia alla vita permette di uscire dal grande motore dello svolgersi dell'animo, ed è quello che sceglie di fare Anna, quando capisce che il susseguirsi della vita le è sfuggito di mano. Non voglio dilungarmi sugli aspetti filosofici, nè su cosa approvava Tolstoj o meno; a parte il ricordare che l'affresco della società russa dell'epoca è interessantissimo, una società che scimmiottava in tutto è per tutto l'europa occidentale seppur legatissima alla tradizione rurale e talvolta quasi pagana della terra natìa (bellissima la figura di Landau, un Rasputin di fine '800 capace di affascinare e attrarre a sè la "colta" nobiltà russa, che lo segue come un profeta eletto). Anna è stupenda. Il suo cuore è talmente grande da provare sentimenti enormi, che alla fine la travolgono , lei che solo per un breve arco di tempo riesce a vivere. Poteva vivere una vita senza scoprire la profondità del suo sentire, del suo essere, e invece sceglie di vivere, col pericolo che ciò può arrecare e ne esce sconfitta, almeno a prima vista. Oppure, come le rose, vive il suo splendore a pieno, ma la brevità della fioritura è il prezzo da pagare. E' un'eroina, seppur fuori da ogni canone di convenienza, un personaggio che ha molto da insegnare e da ricordare. Il suo delirio prima della morte credo che sia uno dei momenti più belli dalla letteratura, poche pagine capaci di far venire un nodo alla gola, ora come allora. Vronskij non regge il confronto con Anna, ma non l'ho trovato così pessimo, come spesso viene descritto. Ha solo la colpa di essere un uomo normale accanto a un colosso di animo umano come Anna. E' un uomo del suo tempo, mentre Anna è un'eroina di tutti i tempi. Come d'altronde donna del suo tempo è Kitty, e a tratti anche Dolly, quest'ultima con qualche spiraglio di originalità subito soffocato da una società più forte di lei. Levin è un personaggio molto forte, così come suo fratello Nikolaj, entrambi alla ricerca di qualcosa che sembra non essere di questo mondo. Ma tra chi raggiunge un assopimento dopo la ricerca e chi continua a struggersi fino a compiere l'atto estremo chi rimane nel cuore? Anna a mio parere è la vera eroina
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