Chissà se esiste un romanzo russo sotto le 400 pagine...
Questo libro, oltre a darci un ampio quadro della vita in Russia negli anni della rivoluzione, ha il grande merito di criticare "dall'interno" la dittatura sovietica, anche se non giunge a rifiutarla. Di certo una buona parte del suo successo è dovuta a ciò.
Ma la trama purtroppo rasenta spesso la telenovela, come quando i due protagonisti tubano scambiandosi frasi del tipo "
Ricordami ogni momento che sono la tua schiava che ti ama ciecamente e non ragiona", "
Tu hai le ali per volare al di sopra delle nubi", "
Tu ardi sempre ed emani calore, mia piccola candela accesa" eccetera.
Poi non ho capito perchè negli ultimi anni loro due non fanno alcun tentativo per ritrovarsi e avrei pure voluto sapere che fine fanno alcuni personaggi di cui si perdono le tracce (la madre e il fratello di Lara per esempio).
Invece mi è molto piaciuto il fatto che Jurij e Lara, pur amandosi, non smettono per questo di amare anche i loro rispettivi coniugi: Pasternak sa bene quanto complesso possa essere l'amore!
Lo stile non è sempre efficace secondo me. Il romanzo è lento e di faticosa lettura. Ci sono troppi personaggi (alcuni del tutto inutili) e troppe descrizioni "meteorologiche", tutte cose che alla lunga stancano. I discorsi filosofico-religiosi poi mi sembrano banali e quelli sulla letteratura troppo vaghi. Ma, a parte tutto ciò, ci sono delle pagine bellissime secondo me: l'infanzia di Jurij, l'inizio del suo amore per Lara nella primavera di Meljuzeev, il loro addio a Varykino, la loro fine e molte altre. Spesso in questi episodi la quasi maniacale attenzione di Pasternak per i fenomeni atmosferici sfocia in risultati di grande espressività, come nella scena dell'addio: "
Nella scena invernale, quasi simile a una commossa presenza, spirava un infinito cordoglio. Era come se fino a ora mai fosse imbrunito così, come se il tramonto fosse sceso per la prima volta quel giorno, a consolazione di un uomo abbandonato, piombato nella solitudine; come se i boschi tutto intorno, sui colli, volgendo le spalle all'ultimo orizzonte, non costituissero solo un limite del panorama, ma vi si fossero disposti uscendo dalla terra per esprimere la loro partecipazione. Jurij si sottrasse a quella tangibile bellezza dell'ora, come ci si sottrae a una folla di persone che commiserano importune, pronto quasi a mormorare ai raggi del tramonto che si protendevano fino a sfiorarlo: "Grazie. Non importa." "
In conclusione è un libro che val la pena di leggere secondo me, anche se richiede una certa pazienza.